Nella mia prima infanzia ho vissuto un’epoca senza plastica! Sembra incredibile, ma prima degli anni ’60 del ‘900 la plastica era sconosciuta alla maggioranza delle persone. Gli oggetti di uso quotidiano erano di altri materiali: le bottiglie del latte erano di vetro con il tappo in alluminio ed erano a rendere, non esistevano buste di plastica per fare la spesa, ma le vecchie care sporte di stoffa, juta o i cesti.
Il secchio dell’immondizia era di metallo e si foderava con la carta di giornale, poi si scendeva a vuotarlo sotto casa nei bidoni di ghisa.
Le bacinelle erano di zinco, così anche le vaschette per mettere a mollo il bucato o per fare il bagnetto ai bambini. I vasetti erano di ferro smaltato di bianco con l’immancabile righina blu.
Gli utensili da cucina di alluminio, ferro, rame, vetro, legno, terracotta o ceramica.
Non esistevano ancora tessuti sintetici, ci si vestiva di cotone, lana, canapa, se si era ricchi di seta. Proprio di seta erano le calze delle donne che non venivano gettate quando si rompevano, ma portate dalla rimagliatrice che faceva il lavoro lì per lì.
Poi è arrivata la plastica, nelle case della gente comune fin dai primi anni ’60 e da allora è stato un dilagare per decenni, fino a che non ci siamo resi conto che stiamo distruggendo il mare, il nostro ambiente e noi stessi.
Certo nessuno vuole tornare indietro a quei tempi, ma la tecnologia moderna ci può portare nuove soluzioni meno inquinanti per la vita quotidiana. Alcune sono già in uso, come l’uso di buste biodegradabili, il bando di bastoncini per le orecchie o dei piatti e bicchieri di plastica.
Da parte nostra ognuno di noi può dare il suo contributo adottando piccoli accorgimenti che non sono particolarmente gravosi, ma sommati fra loro molto utili all’ambiente. Per esempio le borse per la spesa di stoffa sono leggere e resistenti, durano a lungo e io ho imparato a portarne sempre una con me in borsetta, magari da stoffa riciclata.
Qui ho scritto come l’ho cucita.
Si può provare a scegliere indumenti non sintetici e stoviglie di ceramica, porcellana, metallo, vetro o terracotta. Sono belle anche esteticamente.
L’acqua del rubinetto nella maggioranza delle città d’Italia è buonissima da bere, migliore e più controllata di quella in bottiglia. Bevendo quella si risparmiano soldi, fatica e centinaia di bottiglie di plastica a famiglia. Se proprio non si può fare a meno di comprarla preferire quella in vetro, più sano per la salute.