Ho già parlato degli acquedotti dell’antica Roma in questo post, ma dopo una bella passeggiata di inizio estate all’area dei 7 Acquedotti non posso non integrare.
L’area in cui sorgono è compresa fra il quartiere di Cinecittà, l’Appia Nuova e la Tuscolana e rappresenta un residuo della campagna romana raffigurata innumerevoli volte dai pittori italiani e stranieri che a fine ottocento risiedevano a Roma, innamorati della sua bellezza.
Gli imponenti resti del sistema di acquedotti romani sono visibili da chi transita sulla via Appia e chi arriva o parte in aereo dal vicino aeroporto di Ciampino, costituendo un primo assaggio dei resti archeologici romani. Ben 6 degli 11 acquedotti che rifornivano la città antica di acqua passavano in quest’area, a questi si aggiunge l’acquedotto Felice fatto costruire nel XVI secolo dal papa Sisto V, Felice Peretti, utilizzando parte dell’antico acquedotto Alessandrino.
Gran parte degli acquedotti non sono visibili perché sotterranei, ma le imponenti arcate di quelli che restano conferiscono all’area un fascino particolare, in particolare in questa stagione in cui i prati fioriti regalano macchie di colori vivaci.
Il più impressionante è l’acquedotto Claudio iniziato da Caligola e terminato sotto l’imperatore Claudio nel 52 d. C., portava l’acqua da una fonte situata nella valle dell’Aniene.
Nella vasta area sono visibili anche molti ruderi di antiche ville, cisterne, sepolcri e casali. Ora la zona è parco pubblico dove è piacevole correre, andare in bicicletta, passeggiare o anche semplicemente sostare sotto un albero.
All’orizzonte, verso sud, si intravedono i colli Albani, il complesso vulcanico che eruttò la maggior parte del materiale con cui i romani costruivano i loro edifici, compresi gli stessi acquedotti.