È il rosso il colore che predomina in autunno, questa è infatti la stagione in cui le bacche degli alberi e degli arbusti maturano tingendosi soprattutto di rosso in tutte le sue sfumature, in questo modo attirano gli uccelli che cibandosene porteranno i semi lontano dalla pianta madre.
Questo bell’arbusto si chiama agazzino (Pyracantha coccinea) ed è frequente nelle siepi di tutta l’Europa meridionale.
Per la bellezza dei suoi frutti e per la sua capacità di creare siepi dense e impenetrabili viene anche piantato nei giardini, si riconosce subito per la grande abbondanza di frutticini rosso-aranciati. È un cespuglio spinoso, con piccole foglie ovali sempreverdi. I frutti sono presenti sulla pianta per tutto l’inverno e sono molto apprezzati dagli uccelli.
I sorbi e i biancospini sono carichi di piccoli frutti di un bel rosso vivo.

biancospino
Così come le diverse varietà di rosa.

Rosa rugosa

Rosa canina
e l’azzeruolo rosso (Crataegus azarolus), un tempo coltivato, ora raro a trovarsi. con i suoi frutti piccoli e rotondi si possono fare marmellate.
Le melagrane (Punica granatum) sono rosse anche nell’involucro, ben presto si apriranno per mostrare i numerosissimi chicchi rossi e zuccherini, simbolo fin dalla preistoria di abbondanza e fertilità.
Rossi sono anche i frutti del lentisco (Pistacia lentiscus) frequente nella macchia mediterranea, a maturità diventeranno neri. Un tempo da questi si ricavava olio per ardere utilizzato anche per uso alimentare.
Le giuggiole (Ziziphus jujuba) sono di un bel rosso-bruno, apprezzate da uccelli, insetti ed esseri umani!
Così come le corbezzole (Arbutus unedo) che compaiono sulla pianta insieme ai fiori che daranno frutti l’anno successivo.
Le bacche dello smilace (Smilax aspera), detto stracciabraghe per le sue tenacissime spine, sono bellissime e attraenti, ma velenose per gli esseri umani, anche queste compaiono insieme ai fiori.
Anche i frutti della berretta del prete (Evonymus europaeus) sono molto attraenti
ma velenosi per gli esseri umani.
Possiamo dire con Virgilio: “Nec minus interea fetu nemu omne gravescit sanguineisque inculta rubent aviaria baci” Non c’è bosco che non si carichi di frutti e i luoghi che frequentano gli uccelli rosseggiano di coccole sanguigne. (Virgilio, Georgiche libro II).
