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i canyons italiani e gli esseri umani

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Ancora un post sui canyons dopo la mia rassegna sui più belli d’Italia. I canyons, le forre, le gole hanno sempre colpito l’immaginazione umana fra attrazione, stupore e timore.

Molte antiche popolazioni italiche hanno sfruttato le pareti scoscese di questi siti per necropoli, luoghi di culto o anche per abitazioni grazie alla posizione facilmente difendibile.

Le Cave dei Monti Iblei in Sicilia sono un esempio suggestivo di insediamento umano. Particolarmente significativa è la necropoli di Pantalica sito UNESCO. Si tratta di circa 5 mila grotte risalenti a un periodo fra il XI e l’ VIII secolo a.C.

Anche le gravine della provincia di Matera e di quella di Taranto hanno una particolare suggestione. Sono abitazioni e tombe ricavate dalle pareti calcaree dei canyons della zona. L’esempio più noto è quello dei Sassi di Matera, anch’essa inserita nei siti dell’UNESCO.

Matera

Matera non è l’unico sito di questo tipo nella zona: Castellaneta, Laterza, Gravina di Puglia, Ginosa, Massafra, Palagianello offrono altri esempi di abitazioni e luoghi di culto.

Nell’alto Lazio e nella Toscana meridionale il paesaggio etrusco offre altri esempi di gole, canyons e forre sfruttati da questo antico popolo per le  necropoli. Il substrato in questo caso è il tufo, roccia vulcanica derivata dalle scorie eruttate dai distretti vulcanici sabatini e vulsini. Il tufo è una roccia non particolarmente dura che si scava facilmente e questi nostri antenati ne hanno ricavato necropoli complesse con molte tombe monumentali che avevano colonne, fregi e sculture sempre di tufo. Necropoli di questo tipo si possono visitare con tranquille passeggiate a Blera, Barbarano, Calcata, Pitigliano, Norchia.

Blera

A volte i canyons furono utilizzati come vie di comunicazione, è il caso della galleria scavata dagli Umbri e dai Romani attraverso la quale passava e passa la via Flaminia: la Gola del Furlo.

Gole del Furlo

Attraverso le Gole di Celano in Abruzzo si compiva ogni anno la transumanza.

A volte le profonde spaccature erano un ostacolo alla viabilità, si costruivano allora arditi ponti come quello sulle Gole del Quirino in Abruzzo o il Ponte dei Saraceni sulle gole laviche del Simeto presso Adrano.

La costruzione di un ponte su una gola era un evento particolarmente ardimentoso e considerato quasi impossibile. Nascevano perciò leggende che ne attribuivano la costruzione a un patto stipulato col diavolo, questo veniva sempre gabbato e non riceveva in cambio del suo aiuto l’anima umana promessa. Un po’ in tutta Italia esistono “Ponti del diavolo”. Uno particolarmente ardito è quello sulle Gole del Raganello nel Parco del Pollino.

Gole del Raganello

Pochi anni fa purtroppo alcune persone che percorrevano le gole sono morte travolte da una piena improvvisa. Il diavolo non ne fu la causa, ma l’imprudenza umana. 

Alcuni canyons hanno ospitato, dalla preistoria ai giorni nostri, luoghi di culto. In Abruzzo le Gole del Fiastrone e quelle del Salinello nelle Montagne dei Fiori. Qui oltre a diversi santuari mariani, una grotta è dedicata a San Michele, l’arcangelo spesso associato alle grotte e alle pareti rocciose. Anticamente nella stessa grotta si venerava Ercole, il semidio invocato in difesa del bestiame.

 

 


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