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l’antro della Sibilla

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L’immenso fianco della rupe euboica s’apre in un antro;

vi conducono cento ampi passaggi, cento porte;

di lì erompono altrettante voci, i responsi della Sibilla.

(Virgilio, Eneide, Libro VI, vv. 42-44. Traduzione di Luca Canali)

I versi di Virgilio restituiscono dopo duemila anni la fortissima suggestione e il timore che questo luogo doveva suscitare nei visitatori. La Sibilla cumana, attraverso la quale parlava il dio Apollo, emetteva qui i suoi vaticini, in quello che era un santuario molto venerato nell’antichità, di importanza pari a quello di Delfi.

(La Sibilla Cumana, Michelangelo, Cappella Sistina)

Fu scavato nel banco di tufo fra il VI e il V secolo a. C., poi più volte ampliato anche in epoca romana. La lunga galleria è illuminata da grandi fenditure, in fondo si apre la stanza oracolare dove la Sibilla pronunciava i suoi vaticini.

Posta sopra e ai piedi di un promontorio trachitico formato dal vulcano dei Campi Flegrei la città di CumaKyme in greco, fu fondata dai greci dell’Eubea nell’ VIII secolo a. C., contemporanea quindi alla fondazione di Roma. Fu insieme a Pithekoussai (Ischia) la più antica colonia greca dell’Occidente.

Sul promontorio sorgeva l’acropoli a cui si accede lungo l’antica Via Sacra lastricata. Sulla cima si conservano i resti dei templi di Apollo e di Giove e si apre un bellissimo panorama sulle isole di Ischia e Procida e sul litorale a sud fino a capo Miseno.

Una visita bella e interessante in un luogo denso di bellezze naturali, suggestioni mitiche, storiche e poetiche.


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