L’albero del Paradiso, un nome che fa immaginare chissà quali delizie! In realtà è uno dei pochi alberi, forse l’unico, che non ho in simpatia! È conosciuto anche come Ailanto (Ailanthus altissimus) ed è un albero estremamente invasivo, capace di svilupparsi rapidamente sia da seme sia da polloni e di inibire e soffocare la crescita di altre specie vegetali.
I suoi polloni radicali si diffondono rapidamente e danno origine a veri boschetti. Estirparli è particolarmente difficile perché non basta reciderli, dalle radici in poco tempo spunteranno nuovi virgulti. Sono rimasta colpita da un paletto usato per una recinzione che sebbene tagliato aveva radicato e messo nuove foglie!
La sua capacità di resistere alle condizioni più avverse è per alcuni aspetti ammirevole, riesce a prosperare in terreni aridi, poco fertili, disturbati. Resiste bene all’inquinamento e per questo cresce spontaneo e si diffonde rigogliosamente in città.
È un albero di origine cinese che fu importato in Europa nel XVIII secolo, come albero ornamentale e per la produzione di un tipo particolare di seta dei bruchi di una falena. Questa produzione presto si rivelò fallimentare, ma ormai gli alberi si erano naturalizzati e diffusi ampiamente competendo efficacemente con le specie autoctone.
Il suo legno non si presta ad essere utilizzato nè per fabbricare utensili, nè per essere bruciato perché è molto leggero e poco consistente, inoltre emana un odore sgradevole.
Un suo pregio, l’unico che riesco a trovargli, è che dal nettare dei suoi fiori, che fioriscono in grandi pannocchie proprio in questo periodo, le api producono un miele profumato.