Le famiglie contadine in alcune regioni d’Italia, fino all’inizio del secolo scorso, ricavavano una parte consistente del proprio reddito dall’allevamento dei bachi da seta. La produzione e lavorazione della seta era iniziata in Cina e risaliva a molti millenni prima, ma i segreti della lavorazione furono tenuti nascosti per molto tempo.
I bachi da seta furono introdotti in Italia nel medioevo, in Sicilia erano presenti fin dall’anno mille, sotto la dominazione normanna, in Lombardia furono introdotti nel XIV secolo.
Le regioni in cui si praticava maggiormente la bachicoltura erano il Piemonte, la Lombardia, il Veneto, l’Emilia Romagna, la Toscana, le Marche e la Calabria.
Furono piantati filari e filari di gelsi poiché i bachi da seta si nutrono esclusivamente delle foglie di questi alberi. A volte venivano coltivati vicino alla casa colonica o in siepi di confine o ancora maritati alla vite.
Nel XX secolo la produzione della seta cominciò a declinare e i filari di gelsi vennero eliminati perché ostacolavano le pratiche agricole moderne con i mezzi agricoli motorizzati.
Di quelle antiche colture rimane poco, ma ancora sopravvivono alcuni gelsi monumentali con il tronco massiccio e rugoso.
Il nostro gelso invece non si può certo dire monumentale, è venuto su da solo, forse da un seme lasciato dagli uccelli. Gli uccelli sono infatti ghiotti delle more del gelso e finora io non sono riuscita neanche ad assaggiarle. Aspetto comunque fiduciosa, verrà il momento che saranno troppe anche per loro e qualcuna ce ne lasceranno!