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gli alberi sacri di Roma antica

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I luoghi dove sorse Roma erano ricoperti da boschi di cui resta memoria nei nomi di alcuni dei sette colli: il colle Viminale dai salici da cui si ricavavano i vimini, usati per fare cesti, ma anche scudi, il Celio anticamente si chiamava Querquetulanus.

Virgilio canta di un CampidoglioOlim silvestribus horrida dumis” (Irto un tempo di silvestri cespugli. Eneide, VIII, 348). Le selve e I cespugli erano horrida, cioè irti, ma anche orridi, che incutevano timore, abitati da numi e quindi sacri.

Nei millenni della storia di Roma questi boschi furono tagliati e addomesticati per costruire templi, palazzi, vie lasricate, abitazioni e nuovi alberi esotici furono importati da molte parti dell’impero, ma la sacralità di alcuni alberi rimase intatta.

Il fico ruminale secondo la leggenda aveva ospitato sotto i suoi rami frondosi la lupa che allattava i gemelli.

L’alloro era pianta sacra ad Apollo e serviva ad incoronare i vincitori di giochi e battaglie e la sua coltivazione era obbligatoria nei giardini della Roma imperiale. L’antica credenza che dove cresce l’alloro non cada mai il fulmine era ancora viva nelle nostre campagne fino a pochi decenni fa.

La quercia era sacra a Giove. Sul Campidoglio il primo tempio di Giove era stato edificato da Romolo accanto a una quercia venerata dai pastori.

Il mirto era pianta sacra a Venere e doveva essere molto diffuso nella zona dove poi fu fondata Roma, ne parla Plinio “…fuit myrtus ubi nunc Roma est“.

Anche il faggio fu albero sacro presente in fitti boschi anche a Roma in tempi molto antichi, relitto di un’epoca in cui il clima era più freddo. Esisteva anche un colle Fagutale (forse l’Esquilino) su cui sorgeva un tempio di Giove Facutale accanto ad un enorme faggio.

Il pino era albero sacro a Cibele e a Diana, fu probabilmente importato e coltivato fin dall’epoca etrusca.

Così anche il cipresso fu sempre oggetto di venerazione da parte degli antichi popoli mediterranei, legato al culto dei morti e usato nei recinti funerari, fu introdotto a Roma in tempi molto antichi.

La sacralità degli alberi era tale che abbatterne uno era considerato un crimine grave da espiare con riti e sacrifici per evitare che la violazione fosse pagata con la vita di qualche altro essere vivente. Forse dovremmo ricordarci di queste antiche credenza, se non altro perché effettivamento l’abbattimento degli alberi ha portato in molte situazioni a catastrofi naturali che hanno causato morti e distruzioni.

 


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