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avvinta come l’edera

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In questa stagione l’edera matura le sue bacche, nere e lucide, riunite in ombrella. È un arbusto sempreverde e rampicante che si arrampica su muri, alberi, rocce, nel sottobosco a volte striscia sul terreno tappezzandolo.

edera

Ha due tipi di rami: quelli radicanti sviluppano piccole radici con cui aderiscono al substrato sostenendo la pianta, i rami fioriferi invece in autunno portano ombrelle di fiori bianco-verdognoli e in inverno grappoli di bacche. Questi ultimi sono liberi e si sviluppano in alto, a cercare la luce.

edera

È una pianta molto longeva, si parla di individui vissuti più di mille anni e negli esemplari più vecchi il fusto, solitamente poco sviluppato, raggiunge un diametro considerevole.

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Le piccole radici emesse dai rami radicanti non suggono nutrimento dall’albero a cui aderiscono, per questo la pianta non è parassita, ma usa il substrato solo come sostegno.

Per la sua caratteristica di allacciarsi a un tronco è diventata fin dall’antichità simbolo dell’amore indissolubile, della costanza e della perseveranza.

Tutte le parti della pianta contengono glucosidi che la rendono molto tossica, anche se i suoi principi vengono usati per produrre farmaci di vario tipo. In passato veniva utilizzata  per uso esterno, il decotto delle sue foglie veniva impiegato per impacchi contro ulcerazioni e ustioni e anche, applicato sulla fronte, contro le emicranie.

Veniva usata anche per tingere i tessuti nei toni dal giallo al marrone a seconda della concentrazione. Con il decotto di un pugno di foglie in un litro di acqua le donne cercavano di rendere più neri i capelli, utilizzando l’acqua per l’ultimo risciacquo.

I frutti dell’edera non sono tossici per  gli uccelli che se ne nutrono volentieri e che tra i rami fitti e fronzuti trovano riparo d’inverno, quando le altre piante sono spoglie.

 



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