Sulle nostre montagne fino a un’altitudine di circa 900 metri ancora si incontrano boschi di castagni a volte con enormi alberi secolari, veri patriarchi delle foreste. Sono quello che resta dei castagneti che la gente di montagna piantò e curò per generazioni.
Spesso per piantare gli alberi era necessario costruire muretti a secco, immane fatica collettiva che trasformava i ripidi pendii in terrazze coltivabili. Alcuni sopravvivono fino ai nostri giorni e sono stati riparati e ricostruiti lungo i sentieri naturalistici.
Le castagne erano una delle più importanti fonti di calorie per le popolazioni di montagna, in inverno era quasi l’unico cibo disponibile nella loro povera economia.
La farina di castagne veniva impiegata per innumerevoli pietanze. Entrava anche nella preparazione della pasta, unita alla farina di grano, che non abbondava nelle dispense delle popolazioni delle montagne. Non poteva essere usata da sola perchè non contenendo glutine non si impasta, non fa la “massa”. Ho mangiato in Piemonte degli ottimi tortelli di farina mista con quella di castagne, ripieni di toma. Il leggero sapore dolce delle castagne si abbina molto bene con l’acidulo del formaggio. ho provato a fare le tagliatelle, mettendo circa un terzo di farina di castagne e due terzi di farina di grano.
In questa stagione i castagni sono in fiore, l’albero produce fiori maschili, in lunghi amenti gialli pieni di corti stami e fiori femminili, alla base dei gruppi di stami, già circondati da un involucro spinoso da cui fuoriescono gli stili.
I fiori sono molto graditi dalle api che producono un miele pregiato, aromatico e amarognolo, adatto ad accompagnare formaggi stagionati e a glassare un arrosto di maiale.
