“Altri aguzzano pali e puntelli biforcuti e preparano salici di Ameria per sostenere la vite flessibile.” Virgilio, Georgiche, L.I, 264-265.
I tralci delle viti stanno crescendo rapidamente godendo dei raggi del sole e delle giornate tiepide. Il lavoro di questo periodo è irrorarle di verderame e legarle via via che crescono.
L’utilizzo dei rami giovani di salice per legare le viti è continuata ininterrottamente per migliaia di anni, e anche se ai nostri giorni si possono usare legacci di materiale sintetico, i vecchi contadini non hanno smesso di potare in inverno i salici in modo da utilizzarne i rami come legacci.
Così che ancora oggi nelle campagne del ternano (Ameria è l’odierna Amelia) e non solo in quelle, si possono incontrare fasci di questi rametti chiamati vinchi o vimini. Il termine vinchio viene direttamente dal verbo latino vincire, legare, anche vimine ha un’origine latina, da vimen, derivato dal verbo viere, intrecciare, legare.
Al genere Salix appartengono centinaia di specie, quella usata per i legacci è il Salix viminalis utilizzato anche per fare cesti. Uno dei sette colli di Roma si chiamava e si chiama Viminale, presumibilmente perché vi crescevano boschetti di salici.
I salici sono piante longeve, capaci di produrre ogni anno nuovi rami che diventano una fonte inesauribile per legacci e, opportunamente trattati, un buon materiale per fare cesti o corde robuste.
