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#sensomieiviaggi, le cortesie dei miei viaggi

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Riparte la bella iniziativa #sensomieiviaggi iniziata da Monica Viaggi e Baci, che continua grazie alle altre blogger viaggiatrici che a turno ogni mese propongono un nuovo argomento. Questa volta è Francesca Cioccoloni che nel suo blog “Non chiamatemi turista” propone questo bel tema.

La prima cortesia che mi viene in mente risale a circa quaranta anni fa quando, con due amici del mio gruppo speleologico, facevamo una ricognizione sulle montagne dell’Appennino alla ricerca di nuove grotte. Ci eravamo separati per cercare meglio, ma io non potevo fare affidamento sul mio pessimo senso dell’orientamento e dopo aver girovagato ed aver trovato in effetti l’imboccatura di una voragine, mi persi miseramente nel territorio carsico che è bellissimo, ma in cui rocce e vallecole si susseguono senza ordine né logica, perlomeno non con quella che io ritengo una logica.

Appennino laziale

Mi trovai a camminare per ore da sola senza capire in che direzione fosse la strada del ritorno. Al tramonto cominciavo ad essere seriamente preoccupata ed in un’epoca in cui non esistevano cellulari non avevo modo di comunicare con i miei amici. Finalmente mi imbattei in un bivacco di pastori che stavano radunando le pecore per richiuderle negli stazzi prima della notte. Chiesi la direzione da prendere ed uno di loro non solo me la indicò, ma dubitando a ragione della mia capacità di trovarla, mi accompagnò per un bel tratto fino a che non giungemmo in vista della strada su cui era parcheggiata la nostra auto. Fece questo nonostante avesse dovuto interrompere la mungitura e le altre operazioni della sera. La sua cortesia mi colpì al punto che a distanza di tanto tempo la ricordo ancora.

Il secondo episodio è altrettanto distante nel tempo, ci trovavamo nella bellissima isola di Creta. Viaggiavamo disponendo di pochissimi soldi e senza un’automobile. Ci spostavamo con i mezzi pubblici, i pittoreschi autobus di linea e con lo zaino sulle spalle. Dormivamo dove capitava: negli ostelli quando c’erano, altrimenti in stanze in affitto o sulla spiaggia.

Una notte dormimmo nella piccola casa bianca di un vecchio contadino ombreggiata dalla pergola.

Grecia

Al mattino riprendemmo il cammino sotto il sole con i nostri zaini, il vecchio si impietosì di noi e ci regalò un grosso cocomero che fu un meritato refrigerio alla prima sosta. Anche questo episodio pur nella semplicità di quel gesto, mi è rimasto ben impresso nonostante i decenni passati, simbolo di un’epoca in cui il viandante era sacro.

Infine la memoria mi porta a un’estate in cui con i miei figli piccoli campeggiavamo nelle valli alpine. Nello spostamento da una valle all’altra decidemmo di visitare Torino.

Torino

Parcheggiammo in centro, in una città deserta per le ferie estive. Visitammo la Mole Antonelliana ed il museo del Risorgimento, ma nel ritornare alla nostra auto la trovammo con un finestrino rotto e con il nostro bagaglio alleggerito. La vacanza era finita dal momento che avevano preso il volo i nostri indumenti, gli scarponi e le giacche da montagna.

Arrabbiati e tristi stavamo cercando di riprenderci dalla brutta sorpresa quando si avvicinò un falegname che aveva la bottega non lontano, era più avvilito di noi per la brutta immagine che ci dava la sua città e che si diede da fare in tutti i modi per indicarci dove fare la denuncia e per fornirci l’occorrente per tappare provvisoriamente il finestrino rotto.

Mi rendo conto che le tre persone che sono state cortesi con noi in momenti di bisogno: un pastore ciociaro, un contadino greco ed un falegname torinese, sono tre persone umili, per i quali però ospitalità, accoglienza e solidarietà significavano ancora qualcosa.



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