Prima della nascita dell’agricoltura i nostri lontani antenati si nutrivano della carne degli animali cacciati, dei pesci e molluschi nelle zone costiere, dei semi e frutti spontanei: ghiande, mandorle, nocciole e chicchi dei cereali progenitori del frumento e dell’orzo.
Circa diecimila anni, nella regione posta tra l’alto corso del Tigri e dell’Eufrate, gli esseri umani iniziarono i primi esperimenti di domesticazione di cereali e legumi: le diverse varietà di frumento, la spelta, le lenticchie ed i ceci. Il processo di domesticazione di piante ed animali durò probabilmente molti secoli, all’inizio si coltivarono o allevarono solo forme selvatiche.
L’agricoltura si espanse verso occidente lentamente, ci sono volute molte migliaia di anni perché i processi di domesticazione giungessero anche in Europa, portati probabilmente da popoli che migravano.

Museo Nazionale Preistorico L. Pigorini
Arrivarono così anche nei nostri territori piante nuove e le tecniche per coltivarle.
Una importante testimonianza di ciò che si coltivava e dei cibi a disposizione dei nostri antenati è data da un sito scoperto sul lago di Bracciano, in località “La Marmotta” nel comune di Anguillara Sabazia, provincia di Roma. Gli scavi furono condotti dal Museo Nazionale Preistorico L. Pigorini di Roma nel 1989. Si tratta del più antico villaggio palafitticolo dell’Europa occidentale che si conosca e risale al VI millennio a. C., 8 mila anni fa, in pieno Neolitico.
Il sito è attualmente sommerso dalle acque del lago, che ha oggi un livello più alto, si trova a circa 10 metri di profondità, ad una distanza di 360 m dalla riva e fu scoperto per caso durante i lavori per la posa in acqua di un nuovo acquedotto.
Nel corso di successive campagne di scavo furono ritrovati numerosissimi manufatti di pietra: asce, accette, falcetti, macine, pendagli, perline. Si era al tempo della Pietra Nuova, il Neolitico, un’epoca in cui non si conoscevano i metalli ed acquistavano così importanza pietre adatte ad essere scheggiate e di durezza adeguata, una di queste era l’ossidiana, che doveva necessariamente provenire da lontano: quella del sito di Bracciano proveniva soprattutto dall’isola di Palmarola, ma anche da Lipari. I commerci marini erano fiorenti anche allora.
Un rinvenimento importante è quello di ben cinque piroghe monossili, cioè scavate da un unico tronco d’albero.
Sono state trovate anche molte derrate alimentari: soprattutto semi di cereali coltivati (farro, frumento e orzo), ma anche legumi (ceci, fave, lenticchie).

Museo Nazionale Preistorico L. Pigorini
Numerosissimi sono anche i resti di specie selvatiche consumate: fragole, more, lamponi, corniole, fichi, ciliegie, prugne, pere e mele. Questi ultimi due frutti sono stati rinvenuti anche tagliati in due ed essiccati!
Ed ancora nocciole, mandorle, ghiande, vinaccioli di vite, lino, utilizzato per ricavarne olio o fibra.
I semi erano contenuti in recipienti di argilla di forme e dimensioni molto varie, alcuni decorati con motivi impressi sull’argilla ancora tenera con il bordo della conchiglia Cardium, con le dita, con punteruoli o cannucce.
È stato rinvenuto anche un edificio di culto con una statuetta di steatite di “Dea Madre” divinità della fertilità ed abbondanza.
La visita al Museo Nazionale e Preistorico Etnografico “Luigi Pigorini” di Roma è estremamente interessante anche per i bambini. Oltre ai reperti e la descrizione degli scavi di Bracciano si può fare una lunga passeggiata nella preistoria, nelle abilità e nei modi di vita dei nostri antichissimi antenati. Nel corso degli anni i reperti, spesso di notevole valore documentale, sono stati collocati in modo da essere facilmente fruibili e le didascalie sono chiare ed esaurienti. Un buon modo per accostarsi alla conoscenza della vita nella preistoria soprattutto italiana ed in particolar modo laziale.
