Il rosmarino è uno degli arbusti più tipici della macchia mediterranea, adattato a resistere alle caratteristiche del clima, mite d’inverno, ma caldo ed arido d’estate. E’ perciò sempreverde, perchè le temperature invernali non sono mai troppo fredde, ma le foglie sono coriacee e strette come aghi per evitare la perdita d’acqua durante l’estate. Il suo nome in latino significa “rugiada di mare”.
E’ una pianta molto bella che cresce spontanea su terreni poveri e sassosi, soprattutto vicino al mare, ma è ampiamente coltivato e si può dire che non c’è orto senza rosmarino. Canta Guccini in “Vorrei”: – Vorrei conoscer l’odore del tuo paese, camminare di casa nel tuo giardino, respirare nell’aria sole e maggese, gli aromi della tua salvia e rosmarino.-
E’ facile ricavarne delle talee prelevando rametti semilegnosi, ma i vasetti di rosmarino già radicato si trovano in qualsiasi vivaio ed anche in molti mercati. Fiorisce quasi tutto l’anno offrendo i bei fiori azzurri agli insetti in cerca di nettare anche nelle stagioni in cui non vi sono altre fioriture.
La cucina italiana non può fare a meno del suo intenso aroma, per condire carni, pesci, sughi, minestre, legumi, patate, bruschette e perfino dolci: a Roma sul castagnaccio si mettono alcune foglie di rosmarino. Siamo il popolo mediterraneo che ne utilizza di più.
E’ preferibile usare i rametti freschi, perché quando si secca perde molto del suo aroma. Per averlo sempre a disposizione si può metterne un rametto in una bottiglia di olio, dopo qualche giorno si può usare l’olio profumato. Si può anche aromatizzare l’aceto lasciando macerare un cucchiaio di rosmarino in un dl di aceto.
E’ ricco di oli essenziali (pinene, canforene, limonene), che favoriscono la digestione e aiutano a combattere gli spasmi intestinali. Aggiunto alle pietanze, oltre ad aromatizzarle le rende più digeribili. E’ anche un buon antisettico, anticamente era bruciato nelle stanze degli ammalati per purificare l’aria. Manzoni narra che durante la terribile pestilenza dei “Promessi sposi” veniva portato in tasca da chi doveva attraversare zone infette.
Ecco una ricetta romana classica in cui il rosmarino è indispensabile.
Pasta e ceci ( per 4 persone)
- 200 g di ceci secchi
- pomodoro
- aglio, olio, peperoncino
- 1 rametto di rosmarino
- 200 g di tagliatelle
Lasciare in ammolllo i ceci per 24 ore, quindi scolarli e lasciarli cuocere in acqua rinnovata a fuoco basso e pentola coperta.
Far soffriggere l’olio con l’aglio, il peperoncino e il rosmarino; aggiungere il pomodoro, metà dei ceci e salare. Passare al passaverdure l’altra metà dei ceci ed aggiungerli al resto, insieme a poca acqua di cottura dei ceci stessi.
Quando la minestra arriva all’ebollizione far insaporire per qualche minuto, poi aggiungere le tagliatelle e portarle a cottura. La minestra deve essere piuttosto densa, ma si può aggiungere altra acqua se si asciugasse troppo.