Il proverbio è antico, di tempi molto lontani da noi, dal nostro sentire ed dalle nostre abitudini. È legato alla cultura contadina ed a ritmi meno frenetici dei nostri. Chi arava, seminava, potava, eliminava le malerbe lavorava duramente per mesi prima di vedere il risultato del suo lavoro, ma ciò era nell’ordine naturale delle cose, nessuno se ne stupiva.
Noi dovremmo imparare di nuovo a saper aspettare. Per me è difficile perché sono particolarmente desiderosa di avere un risultato immediato. Questi due decenni in cui abbiamo sperimentato seppur non a tempo pieno la vita di campagna, mi hanno fatto fare un buon esercizio di pazienza.
Ecco quindi le nostre sorbe, frutti anche questi di tempi passati, dimenticate perché non adatte alla commercializzazione ed ai palati moderni.
Quando comprammo il nostro campo io fui molto contenta che vi fossero oltre agli olivi due alberi di sorbo di specie diverse: Sorbus torminalis e Sorbus domesticus.
Quest’anno il sorbo torminale non ha dato frutti, ma gli anni passati è stato molto generoso, io ne ho parlato qui; ne ha dati invece il sorbo domestico.
Qualche frutto è già maturo, ha un gradevole sapore che richiama un po’ quello della pera. Per gli altri cercherò di applicare il proverbio.
