Siamo una famiglia di speleologi, noi due vecchi genitori ormai andiamo solo in grotte turistiche, ma la passione per l’esplorazione è stata trasmessa ai nostri figli, che ora sono appassionati speleonauti.
Cosa c’è di bello nell’esplorare una grotta? La maggioranza delle persone le vedono come qualcosa di ostile o nel migliore dei casi non attraente. Eppure per chi ha il gusto dell’esplorazione le grotte sono luoghi in cui a volte non è arrivato nessun essere umano e che danno ancora, in un mondo in cui tutto è stato esplorato, il gusto della scoperta dell’ignoto.
Non pratico più la speleologia da decenni eppure quando durante un’escursione in montagna capitiamo vicino all’imboccatura di una grotta, sia essa una caverna o un pozzo che scende rapidamente in profondità, mi ritorna l’eccitazione ed il desiderio di entrare per vedere oltre. Mi attrae il buio che si intravede e che promette nuove scoperte, l’odore del muschio e della terra umida. A volte da una grotta esce un fiume, che ha percorso numerosi chilometri sottoterra, si parla allora di risorgenza, oppure è il fiume che si inabissa in un inghiottitoio, per tornare in superficie dopo un percorso che in alcuni casi è ancora ignoto.
Una volta entrati, spesso dopo una discesa su corda di decine di metri, ci si inoltra nelle viscere della terra, attraverso pozzi, gallerie, scivoli o strette fessure in cui si passa a malapena: è il percorso che ha scavato l’acqua in milioni di anni sciogliendo la roccia calcarea. La stessa acqua ricca di carbonato di calcio quando percola goccia a goccia lo cede di nuovo formando le stupende concrezioni che si possono ammirare in moltissime grotte: stalattiti, stalagmiti, colonne, drappeggi, marmitte.
All’interno il buio è totale ed i suoni si avvertono in maniera diversa: si sente il rumore dell’acqua dello stillicidio o il torrente che scorre in fondo. Il mondo in superficie è lontanissimo, un altro mondo.
La speleologia è un’attività che si fa in gruppo e lo spirito di collaborazione è un elemento fondamentale per affrontare il percorso che è quasi sempre impegnativo: fatica fisica per superare dislivelli considerevoli e passaggi scivolosi, fango, acqua, freddo. La fatica maggiore in genere è quella di rispondere a chi ti chiede: “Ma chi te lo fa fare?”