Questa è una minestra semplicissima che faccio quando ho del brodo disponibile, bastano pochi ingredienti. È una ricetta antichissima che ho trovato nell’Artusi sotto il nome di panata, ma come spiega l’autore, il nome con cui è conosciuta in Romagna è tridura (in altri testi ho trovato tardura o tritura) ed era tradizione consumarla nel giorno di Pasqua, uno dei tanti modi di consumare le uova, simbolo di rinascita della vita.
Artusi ci racconta di un’antica pergamena del secolo XIV in cui viene nominata come tridura fra i doni da inviare annualmente ai frati di Cafaggiolo.
Per questa minestra occorrono (per 4 persone):
- 1 litro circa di brodo di carne
- 4 uova
- 50 g di parmigiano grattato
- 1 pizzico di noce moscata
- 130 g di pangrattato
Rompere le uova in una ciotola, aggiungere gli altri ingredienti e mescolare accuratamente per formare un composto non troppo sodo, aggiungere il pangrattato un poco per volta per regolarsi meglio, se necessario aggiungere altro pangrattato.
Portare all’ebollizione il brodo ed aggiungere il composto lasciandolo cuocere alcuni minuti mescolando spesso. La minestra è pronta.
Ho trovato una ricetta simile di origine calabrese, preparata sempre per Pasqua, che ha però al posto del parmigiano 3 cucchiai di pecorino grattato.
Con lo stesso impasto si può anche preparare la minestra di passatelli, per farli occorre però avere lo strumento adatto: una sorta di schiacciapatate con i fori più grossi, molto diffuso in Romagna, ma difficile da trovare in altre regioni. In questo caso l’impasto deve essere più sodo e viene schiacciato nello strumento direttamente sulla pentola in cui è stato portato ad ebollizione il brodo, ne usciranno tanti vermicelli che si lasceranno poi cuocere per pochi minuti. L’Artusi aggiunge all’impasto un cucchiaio di midollo di bue, io evito.