A Roma ci sono decine di migliaia di piante: alberi secolari nelle ville storiche, alberi che crescono sommersi dall’asfalto e dalle auto, alberi nei giardini privati, che nonostante il poco spazio e la scarsa luce riescono ad essere rigogliosi. Alberi che fanno parte integrante del paesaggio romano come i pini ad ombrello, che sono gli alberi più diffusi in città. Sono tutti piacevoli e insostituibili anche per chi li guarda solo distrattamente: d’estate si cerca un poco di fresco sotto le loro chiome, in autunno colorano di rosso e oro i viali, d’inverno ci rallegrano le foglie delle piante sempreverdi: gli allori, i lecci, i pini, le palme, i cipressi; in primavera fra le foglie appena spuntate ed i fiori si affaccendano a fare il nido gli uccelli. E poi servono da filtro contro i rumori e l’inquinamento, le loro foglie attraverso la fotosintesi clorofilliana trasformano l’anidride carbonica dell’aria in ossigeno.
Le diverse epoche storiche hanno visto prevalere l’una o l’altra specie, a seconda dei gusti e delle mode: fra il seicento e l’ottocento i papi fecero piantare olmi lungo i viali, ne restano a testimonianza i nomi delle strade come via dell’Olmata o via degli Olmi. I Savoia preferirono sostituire questi alberi con i platani, che ancora prevalgono in molti viali. Durante il fascismo si piantarono pini, lecci, allori, considerati più “italici”. Recentemente il Servizio Giardini del Comune di Roma ha preferito piantare lungo i viali specie di dimensioni più piccole come i ciliegi del Giappone, gli aranci amari o gli alberi di Giuda, che danno meno problemi per la sicurezza stradale e non alterano l’asfalto con le loro radici. Sono sicuramente meno maestosi, ma in questa stagione ci rallegrano con le loro fioriture.
Nelle ville storiche si possono incontrare individui imponenti come questo cedro
o come queste palme che con le loro figure slanciate caratterizzano scorci romani famosi in tutto il mondo.
Purtroppo la palma da datteri è stata colpita anche a Roma dal punteruolo rosso, il parassita che ha causato la morte di decine di migliaia di individui.
Molti viali, anche nelle zone periferiche della città hanno ancora i platani, molto resistenti all’inquinamento, quelli che costeggiano i lungoteveri sono molto suggestivi. In altre zone ci sono invece pini, lecci, tigli, vicino alle rive dell’Aniene pioppi, tutti alberi che danno un colpo d’occhio bellissimo, ma che creano problemi di manutenzione e sicurezza a causa dei lunghi rami e delle radici sporgenti. Sono per questo drasticamente potati, ciò li rende più soggetti alle malattie.
Un patrimonio notevole cui spesso non si fa neanche caso, ma che rientra a buon diritto fra le bellezze della Capitale.