Roma ha un notevole patrimonio di verde pubblico per la maggioranza costituito dalle ville patrizie che sono state via via cedute o vendute al comune ad iniziare dalla più celebre di tutte: villa Borghese diventata pubblica fin dai primi del ’900.
Villa Ada Savoia è una delle più estese con i suoi 150 ettari di verde pubblico, molto utilizzata dai romani, ma forse poco conosciuta dai turisti.
La villa è situata nel settore nord della città, fra la via Salaria, l’Olimpica ed il quartiere Parioli, nei pressi della confluenza dell’Aniene, il secondo fiume di Roma, con il Tevere.
Una villa che fa parte della storia d’Italia. La famiglia reale Savoia ne fu proprietaria fra il 1872 al 1878, il re Umberto I la vendette dopo la morte del padre al conte Telfner, che la chiamò Ada in onore della moglie. Fu però riacquistata nel 1904 da Vittorio Emanuele III che ne fece la residenza stabile della sua famiglia. Benito Mussolini dopo l’arresto avvenuto il 25 luglio del 1943 fu condotto qui, prima di esser portato a Campo Imperatore sul Gran Sasso.
La villa è divenuta pubblica in diverse fasi fra il 1957 e il 1996; in seguito il comune di Roma iniziò un impegnativo lavoro di sistemazione del parco. Rimangono chiusi ed inagibili diversi edifici storici, mentre alcuni appartengono a privati, ad esempio la palazzina reale è sede dell’ambasciata d’Egitto. Fra gli edifici monumentali presenti si distinguono quelli fatti costruire dai principi Pallavicini che ne furono proprietari alla fine del 1700. Purtroppo questi edifici, di gusto classicheggiante, sono spesso deturpati da vandali, che riescono ad agire nonostante la villa sia chiusa di notte e sorvegliata da ronde di polizia a cavallo durante il giorno.

Coffee-house settecentesca
La zona dove si estende fu abitata fin dalla preistoria, nelle vicinanza sorgeva l’antichissima città di Antemnae, nota perchè la leggenda narra che nelle sue vicinanza avvenne il ratto delle sabine da parte dei romani.
La morfologia del territorio è collinare e la vegetazione è ricchissima, costituita soprattutto da alberi fatti piantare dai Savoia secondo il modello di “parco rustico all’inglese”, in cui l’intervento dell’uomo cercava di imitare la natura creando boschi dall’aspetto spontaneo, alternati a radure.
L’abbandono per decenni di una parte della villa e l’alternanza di collinette e valli ha accentuato l’aspetto selvaggio soprattutto in alcuni settori. Alcune zone sono recintate perché vi si aprono cavità e pozzi. Notevoli sono molti esemplari di alberi che raggiungono altezze considerevoli, come questi pini d’Aleppo.
Gli alberi più diffusi sono certamente i pini domestici,
seguiti dai lecci, dagli olmi e dagli allori, anche arborei, fioriti in questo periodo.
E poi robinie ed un bosco di querce da sughero.
Numerosissime sono poi le specie di animali che vi vivono, perchè gli ambienti della villa sono molto vari: vanno dal bosco fitto alle radure, agli specchi d’acqua, alle cavità: istrici, talpe, scoiattoli, ricci, molti uccelli, fra cui è facile distinguere il tamburellare del picchio.
La villa è sempre frequentata, nelle domeniche di tempo buono fin dalle prime ore della mattina è possibile incontrare persone che corrono, passeggiano, vanno in bicicletta, praticano sport. Più tardi arrivano le famiglie con i bambini, gli anziani, le comitive di giovani. All’interno è possibile affittare una bicicletta, fare esercizi di ginnastica nelle zone attrezzate o passeggiare a lungo, è presente anche un maneggio di cavalli. Insomma la villa costituisce un importante polmone verde per la Capitale soffocata dal traffico.
