
La villa della gens Claudia fu costruita in età tardo repubblicana su una collina affacciata sulla valle del Tevere e sulla via Flaminia che da Roma si dirige verso nord. Livia Drusilla, la seconda moglie dell’imperatore Augusto, apparteneva alla gens Claudia e la villa era uno dei suoi possedimenti.
Proprio mentre vi si trovava avvenne il prodigio narrato da Plinio che diede nome alla villa: un’aquila lasciò cadere sul suo grembo una gallina di straordinario candore che portava nel becco un ramoscello di alloro con le sue bacche. Gli aruspici le ingiunsero di allevare la gallina e la sua prole e di piantare il ramoscello e le sue bacche, da questi nacque un boschetto.

Livia e Augusto la fecero ampliare e vi soggiornarono a lungo. Comprendeva un quartiere privato, sale di rappresentanza e una zona per gli ospiti oltre a un complesso termale, ambienti sotterranei e un grande giardino affacciato sulla valle del Tevere.
La villa fu abitata e modificata dagli imperatori successivi, fino a che, nel V secolo d.C. fu abbandonata e cadde in rovina subendo devastazioni, spoliazioni e crolli dovuti ai terremoti.
Nel 1862, in un secolo che vide il crescere dell’interesse per le antichità, fu rinvenuta una statua di Augusto ora ai Musei Vaticani, e nella sala ipogea le splendide pitture di un giardino con alberi e animali di moltissime specie. Le pitture si possono ammirare al Museo Archeologico Nazionale di Palazzo Massimo a Roma.

La visita alla villa è molto piacevole, il sito è ben tenuto e dalla collina si gode un bel panorama. Seguendo i camminamenti si possono ammirare i pavimenti a mosaico, alcune pitture murali rimaste, i cubicula, cioè le stanze da letto, le terme, il grande giardino in cui sono stati piantati allori.

Per mancanza di personale la villa non è sempre aperta e conviene perciò consultare gli orari sul sito. Purtroppo senza un navigatore è difficile da raggiungere perchè mancano quasi completamente i cartelli di indicazione.
