
In val Roveto, in Abruzzo ma al confine con il Lazio, il paese di Balsorano vecchio testimonia con i suoi ruderi l’enorme forza distruttiva del terremoto del gennaio1915, conosciuto come terremoto di Avezzano che rase al suolo più di dieci comuni abruzzesi provocando più di 30 mila morti.
Il paese vecchio, in bella posizione sulle pendici dei monti Ernici, è stato ricostruito solo in parte, molte sono le case e i monumenti rimasti come allora, con gli infissi, i portali di pietra, i vecchi cavi dell’elettricità.


Domina il paese il possente castello il cui primo nucleo risale al secolo XII quando i conti della Marsica costruirono una prima torre su uno sperone roccioso del monte Cornacchia a guardia della valle.
Successivamente la storia del castello è complessa, fatta di battaglie, matrimoni, conquiste e torture. Fu donato da Federico II di Svevia a Tommaso conte del Molise, fratello di papa Innocenzo III, da allora cominciò il dominio temporale del papato sulla contea dei Marsi.
Il duca Antonio d’Amalfi e d’Aragona, lo ebbe in dono dallo zio, papa Pio II Piccolomini, nel 1463. Fu in questa epoca che fu ampliato e trasformato in una residenza.
Il terremoto lo distrusse in parte, fu restaurato apportando molte modifiche. Attualmente è visitabile il sabato e la domenica, ospita un ristorante.

Il paese nuovo è stato ricostruito più a valle lungo la trafficata superstrada che attraversa la valle del Liri poco prima che si apra nella pianura ciociara.