
La Cloaca Massima è stata la prima opera di drenaggio e fognatura di Roma, inizialmente destinata a raccogliere e canalizzare verso il Tevere le acque che dalle alture scendevano al Foro rendendolo un luogo paludoso e insalubre. La tradizione ne attribuisce la costruzione al re Tarquinio Prisco, come riportato anche da Livio (Storia di Roma dalla sua fondazione, L.I, 56).
Sboccava e sbocca ancora, presso il Ponte Emilio, conosciuto a Roma come Ponte Rotto. Probabilmente al tempo dei Tarquini era un semplice canale di drenaggio, la copertura a volta in blocchi di tufo si fa invece risalire al II secolo a. C.

Poco più a valle si apre un’altro arco di tufo, più piccolo, è la cloaca del Circo Massimo che convogliava le acque del fosso dell’Acqua Mariana, acquedotto medioevale a cielo aperto del XII secolo che attraversava il Circo Massimo nel quale alimentava perfino un mulino. Dal nome di questo fosso è probabilmente derivato il sostantivo “marana” o “marrana” che ancora oggi denomina i piccoli corsi d’acqua della campagna romana.
