
POTERE
Eccoci in Scizia, ai confini del mondo.
Una terra desolata: in giro non c’è anima viva.
E ora Efesto al lavoro! Tuo padre ti ha ordinato
di incatenare questo avanzo di galera: stretto da catene
d’acciaio, indistruttibili, su uno strapiombo da paura.
Perché lui ha rubato il fuoco per darlo agli
uomini: il tuo splendido fuoco, origine di ogni arte e tecnica.
Deve pagare per questo crimine. Così imparerà a rispettare il potere di Zeus
e la smetterà d’aiutare gli uomini.
(Eschilo, Prometeo, vv 1- 11)

PROMETEO
Ah, il cielo luminoso, il soffio del vento,
le sorgenti dei fiumi, lo scintillio infinito delle onde,
la madre terra, il disco del sole che vede tutto:
sono questi i testimoni che io invoco! Guardatemi,
io sono un dio e guardate che cosa mi hanno fatto gli dei!
Guardare che oltraggio devo subire,
Tormentato per un tempo infinito!
Questa infame prigionia se l’è inventata contro di me
il nuovo signore degli dei.
Che dolore! Ora e poi ancora in futuro
altro dolore! Verrà mai il giorno
in cui finiranno queste sofferenze?
Ma cosa dico? Il futuro io lo conosco in tutti i suoi
particolari: nessun male mi arriverà inaspettato.
Bisogna che io sopporti il destino meglio che posso,
perchè, lo so, non si può lottare contro la forza di Ananche,
non si può lottare con la Necessità.
Non ha senso che io mi lamenti per quel che è successo.
Però anche stare zitto, come faccio?
Ho dato agli uomini un privilegio che era degli dei
e adesso sono costretto a subire questo tormento.
Sono andato a caccia del fuoco e ne ho rubato una scintilla nascondendola all’interno di una canna.
Che grande risorsa per gli uomini! tutte le arti, tutte le tecniche sono venute da lì:
il fuoco è stato il loro maestro. E adesso pago per questo delitto,
incatenato qui a cielo aperto!
(Eschilo, Prometeo, vv. 88-113, a cura di Davide Susanetti, ed. Feltrinelli)
