Queste bellissime piante, le querce da sughero (Quercus suber), sono tipicamente mediterranee, hanno bisogno di un clima caldo umido, crescono bene in prossimità del mare e non temono la siccità grazie alle radici che arrivano molto in profondità. In Italia sono più frequenti in Sardegna, Sicilia e lungo la costa tirrenica.
Sono querce sempreverdi e insieme al leccio contribuiscono a formare la foresta mediterranea.
La loro caratteristica principale, per la quale sono state sfruttate dall’uomo da millenni, è la corteccia spessa e screpolata che forma il sughero. Questo ha la funzione di proteggere la pianta dalle temperature estreme, dai parassiti e perfino dagli incendi. Il sughero che si forma per primo è il sughero chiamato maschile, quando questo viene tolto si ottiene il sughero da riproduzione o sughero femminile, che è quello più apprezzato commercialmente.
Il sughero è facile da tagliare, pesa meno dell’acqua ed è perciò stato utilizzato come galleggiante per le boe o le reti da pesca e per le imbarcazioni. Con esso si sono fabbricati e si continuano a fabbricare i tappi delle bottiglie che mantengono l’integrità e il profumo del vino.
Le sue proprietà di isolante e fonoassorbente ne hanno suggerito l’utilizzo in edilizia o per fabbricare le suole delle scarpe fin dai tempi più antichi. Si usa anche in artigianato e perfino per fabbricare abiti. In Sardegna si usava per rivestire le arnie: proteggeva le api dal calore eccessivo, dal freddo e dal vento. Non si può poi dimenticare il suo uso per costruire tanti elementi del presepe sia esso di fattura casalinga che artistica.
I boschi di querce sfruttati dall’uomo sono a volte impressionanti, quando è stato da poco tolto il sughero la corteccia sottostante è rossastra tanto che la selva di alberi appare come un esercito di giganti scorticati.
Le sughere sono molto longeve e possono diventare pluricentenarie, ma le piante sfruttate per ricavarne sughero si indeboliscono e vanno più facilmente incontro a malattie e a un deperimento precoce.
