
Roma esiste grazie al Tevere e i ponti su questo fiume sono stati fondamentali per congiungere le due sponde fin dalla sua fondazione due millenni e mezzo fa. Hanno fronteggiato per millenni le piene del Tevere e dei suoi affluenti, non sempre con successo, molti di loro sono stati più volte ricostruiti.
Anche il Ponte Sisto non fa eccezione. Fu fatto costruire dagli imperatori romani, forse da Caracalla, l’imperatore Valentiniano lo dece restaurare nel 327 d.C.
Crollò forse per la piena del 589, erano tempi complicati, Roma aveva perso gran parte della popolazione, passarono molti secoli fino a che papa Sisto IV lo fece ricostruire nel 1474, in occasione del Giubileo del 1475, inglobando parte di un arco del manufatto romano. Furono utilizzati per la sua ricostruzione anche materiali tolti dal Colosseo. Costituiva un importante collegamento fra la sponda destra del fiume, dove era anche il Vaticano, e i rioni di Regola e Parione e quindi il resto della città.
Ha quattro arcate di tufo e travertino rivestite di laterizi e modanature in travertino. Il grande foro che contraddistingue la sua costruzione era chiamato dai romani “l’occhialone”, in caso di grandi piogge, quando il livello del fiume si alzava per il popolo serviva da idrometro, perché quando l’acqua del fiume lo chiudeva era imminente un’inondazione.
Attualmente il ponte è solo pedonale, dopo che nel 1998 furono rimosse le passerelle di ghisa poste alla fine dell’800 per allargare la sede stradale, si è così recuperata l’architettura quattrocentesca.
