
Dopo le recenti piogge il livello del Tevere è molto aumentato e ha invaso le banchine. Il Tevere è un fiume a regime torrentizio, soggetto a piene che un tempo, prima della costruzione dei muraglioni, provocavano ingenti danni e vittime. Nelle vie del centro storico sono numerose le lapidi che ricordano quelle più rovinose. Io ne ho parlato in questo articolo.

Nel cuore di Roma, di fronte all’Isola Tiberina sopravvive ancora un troncone di quello che è conosciuto come Ponte Rotto. Ebbe una storia travagliata: fu semidistrutto più volte dalle piene del Tevere, soprattutto perché costruito obliquamente rispetto alla direzione della corrente, in un punto in cui il fiume fa una curva.
Fu fatto costruire nel 179 a. C. dai censori Marco Emilio Lepido e Marco Fulvio Nobiliore e per questo chiamato Ponte Lepido o Ponte Emilio, fu il primo ponte romano ad essere costruito in pietra. Era in origine ricco di ornamenti e di epigrafi che ricordavano i costruttori.
Assistette a fasi drammatiche della storia romana, come quando da qui furono gettati in acqua i cadaveri degli imperatori Commodo e Eliogabalo. La tradizione narra poi che da questo ponte fu gettato nel Tevere il candelabro d’oro a sette bracci, la Menorah ebraica che l’imperatore Tito aveva razziato a Gerusalemme. Un sonetto del Belli ne parla:
“…sto candelabro
per èsse c’è, ma nun lo gode un cane,
perché sta giù ner fiume a fonno a fonno.
Lo vòi sape’, lo vòi, dove arimane?
Vicino a Ponte Rotto, e si lo vònno,
se tira su per un tozzo de pane”.
Nei secoli le ricerche ci furono pure, ma i risultati furono deludenti.
Nel medioevo divenne Ponte Senatorio, infine Ponte Santa Maria, probabilmente perché era di fronte alla chiesa di Santa Maria Egiziaca costruita su quello che era il tempio del dio Portunus.
Fu rinforzato e ricostruito più volte sia al tempo degli imperatori romani che nel Medioevo; vi mise mano anche Michelangelo, su incarico del papa.
La violenta alluvione del 1598 ne portò via tre archi, rimase così mutilato per secoli, fino a quando nel 1853 fu unito alla terraferma da una pensilina di ferro. Questa soluzione non parve ottimale e la pensilina fu demolita insieme a parte del ponte per poter costruire subito a valle il Ponte Palatino (1886). Rimane una sola malinconica arcata superstite e la nuova desolata denominazione di Ponte Rotto.
