Stanno fiorendo i papaveri! Questi fiori allegri e cantati dai poeti e dipinti dai pittori come simbolo dell’estate, sono stati perseguitati dagli agricoltori come competitori delle piantine di grano, tanto che negli ultimi decenni sono quasi spariti dai campi riuscendo a sopravvivere solo “sull’orlo dei fossi” o in campi abbandonati che vengono infiammati dalle sue fioriture.
In città approfittano di qualunque fazzoletto di terra e “infiammano” anche gli spazi fra i guardrail. Si tratta del papavero comune o rosolaccio (Papaver rhoeas).
Un tempo da bambini ci diverivamo a premere su una mano la capsula dell’ovario che ci stampava l’impronta di una stellina. Da quell’ovario si svilupperanno migliaia di minuscoli semi, a maturità il coperchio della capsula si solleverà e i semini si dissemineranno ovunque trovino un poco di terra. Sono usati anche in cucina per i dolci come questi globi, una ricetta nientemeno che ci viene da Catone il Censore!
Anche le foglie si possono usare in cucina per minestre o per condire la pasta. Io le uso così.
Anche il papavero comune contiene in minime percentuali i principi oppiacei del papavero da oppio, ma la quantità è talmente ridotta che se ne può mangiare senza problemi, anche in abbondanza.
Infine ecco come portare un poco di colore in cucina con questo papavero a crochet da applicare a una presina o su uno strofinaccio. Le spiegazioni per farlo le ho scritte qui.