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Ilha de Moçambique

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Questo è il mio 500° post! Lo dedico a mio figlio che oggi compie trent’anni e che come me ama viaggiare, perché “Nessun luogo è lontano“!

Ilha dourada

A fortaleza mergulha no mar
os cansados flancos
e sonha com impossíveis
naves moiras.
Tudo mais são ruas prisioneras
e casas velhas a mirar o tédio.
As gentes calam na voz
uma vontade antiga
de lácrimas
e um riquexó de sono
desce a Travessa da “Amizade”.
Em pleno dia claro
vejo-te adormecer na distância
Ilha de Moçambique,
e faço-te estes versos
de sal e esquecimento.

(Rui Kopfli, poeta mozambicano, 1958)

 

Isola dorata

La fortezza immerge nel mare
i fianchi stanchi
e sogna impossibili navi moresche.

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Non ci sono altro che vie prigioniere
e vecchie case a guardare il tedio.

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La gente nasconde nella voce
una voglia antica di lacrime
e un risciò sonnolento
lascia la “Traversa dell’Amicizia”.

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In pieno giorno chiaramente
ti vedo addormentare nella distanza
Ilha de Moçambique,
e ti faccio questi versi
di sale e oblio.

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Le isole hanno sempre per noi un fascino particolare, sono luoghi limitati con confini illimitati, circondati da materia liquida e cangiante.
Passammo a Ilha de Moçambique il Natale di 34 anni fa e ci sembrò un luogo pieno di fascino, dove dopo un passato di commerci, conquiste, rapine, piraterie il presente si trascina sonnolento nelle vie assolate e semideserte.

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L’isola si trova a nord del Paese africano in provincia di Nampula a pochi chilometri dalla costa, a questa collegata da un ponte, è stata dichiarata Patrimonio dell’Umanità dall’UNESCO nel 1991.
Il suo nome forse deriva da quello di un mercante arabo, Musa al Big, che si stabilì sull’isola. Intorno all’anno 900 infatti l’isola era un avamposto degli arabi lungo la rotta dei commerci con l’India.
I primi europei ad arrivare furono i portoghesi, Vasco da Gama occupò l’isola per conto del re del Portogallo. Divenne così uno dei maggiori porti e centro di scambi commerciali sulla rotta per l’India: vi si commerciavano schiavi, oro, avorio, donne per gli harem d’Arabia. Il commercio degli schiavi continuava ancora nella seconda metà del ‘700. Fu per lungo tempo la capitale della colonia portoghese del Mozambico a cui ha dato il nome, nel 1898 la capitale divenne Lorenzo Marques, l’attuale Maputo, cominciò allora il periodo di spopolamento che ha portato l’isola alla condizione di solitudine attuale.



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