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l’oasi di Ninfa

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La visita alle rovine della città di Ninfa è una gita molto piacevole e suggestiva soprattutto in primavera per la bellezza del giardino ricchissimo di specie esotiche che avvolgono i resti delle mura, delle chiese, delle torri e si specchiano nel piccolo lago alimentato da sorgenti carsiche. Ninfa si trova in provincia di Latina ai piedi della rupe su cui sorge il paese di Norma.

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Le prime notizie storiche della città di Ninfa risalgono all’VIII secolo, fu un centro ricco e importante nel Medioevo perché si trovava sulla  pedemontana, via obbligata che collegava Roma a Napoli, dopo che l’Appia era stata abbandonata a causa degli impaludamenti che si verificavano in alcuni mesi dell’anno nel tratto fra Cisterna e Terracina. Contribuivano ad arricchirla i pedaggi pagati dai viandanti e mercanti che vi passavano e l’attività di mulini, concerie ed altre industrie favorite dall’abbondanza delle acque.

Nella zona già al tempo dei Romani ci doveva essere un insediamento intorno al tempio dedicato alle Ninfe, divinità legate alle acque, eretto vicino alla sorgente del torrente Ninfeo da cui risorgono le acque provenienti dai rilievi carsici dei Monti Lepini che si elevano proprio alle sue spalle.

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Il Medioevo fu un periodo turbolento, di battaglie fra eserciti, scontri sanguinosi fra fazioni e famiglie nobili che si combattevano per il potere e la ricchezza; la città cambiò più volte feudatario. Fu distrutta  dal Barbarossa nel 1167 perché aveva osato sfidarlo accogliendo il papa Alessandro III inviso all’imperatore che gli aveva contrapposto un antipapa. Alessandro fu incoronato proprio nella cattedrale di Santa Maria Maggiore di cui rimangono  i resti dell’abside con affreschi e il campanile.

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Ricostruita e distrutta più volte, fu abbandonata definitivamente nel 1680 a causa delle febbri malariche e le rovine della città furono invase dalla vegetazione.

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La famiglia Caetani, proprietaria dell’area, a partire dal 1920 cominciò a trasformarla in un giardino botanico in cui fece mettere a dimora piante provenienti da tutto il mondo. Attualmente, insieme ad un’ampia area circostante, è un’oasi naturalistica gestita dalla Fondazione Caetani; in essa lecci e cipressi nostrani vivono a pochi metri da aceri canadesi, ciliegi giapponesi, meli ornamentali, magnolie, bambù, banani, alberi di Giuda, pini nostrani ed esotici, in un insieme armonico e colorato.

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La fertilità del terreno, l’abbondanza di acque ed il clima mite a pochi chilometri dal mare ed al riparo della rupe di Norma creano un microclima particolarmente favorevole alla crescita della vegetazione tanto che si possono osservare alberi di dimensioni veramente imponenti, apparentemente pluricentenari, ma che in realtà non arrivano al secolo. Fra questi un pioppo nero che con i suoi otto metri di circonferenza di base è fra gli alberi più grandi d’Italia.

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L’oasi ed il territorio che la circonda sono un rifugio anche per la fauna; nel fiume e nel  laghetto vive la trota macrostigma specie piuttosto rara, tipica di acque limpide ed ossigenate; moltissime specie di uccelli nidificano sui suoi alberi o nelle crepe dei vecchi muri: cinciarelle, rampichini, codirossi, picchi, rigogoli, passeri solitari, upupe, i martin pescatori vivono sulle rive del fiume. Anche i campi  intorno al giardino sono coltivati con criteri di rispetto dell’ambiente, lasciando crescere siepi di biancospino, prugnolo o rovo e specchi d’acqua in cui anatre e trampolieri trovano il loro habitat.

Tutte le informazioni per la visita all’Oasi di Ninfa si possono trovare sul sito della Fondazione Caetani.



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