Le aree urbane sono ambienti fortemente disturbati dal punto di vista ecologico, con temperature più elevate e suoli compattati da mezzi pesanti, asfaltati o cementificati, aridi, poco fertili.
Queste condizioni favoriscono lo sviluppo di piante adattate a habitat estremi che hanno invece difficoltà a crescere in aree agricole in cui prevale la monocoltura. Le aree coltivate sono sottoposte a interventi continui da parte dell’uomo, come lavorazioni, diserbo, concimazione con prodotti sintetici che impoveriscono il suolo, così che la ricchezza delle specie spontanee si perde e vengono distrutti gli habitat di molti insetti utili se non indispensabili per le colture stesse.
Le piante spontanee non sono per forza da considerare “malerbe”, lo sono solo quando crescono dove non devono, creando problemi: nei campi perché competono con le colture, in città perché causano degrado e deterioramento dei manufatti, occlusione delle reti di scolo, allergie da pollini nelle persone sensibili.
Il papavero (Papaver rhoeas) riesce a fiorire accendendo di rosso i margini delle strade, gli spazi fra gli spartitraffico o le fessure dell’asfalto,
la scabiosa e la cicoria sono tipiche di terreni aridi e poco fertili.
Onnipresente è l’ortica, certo non amata, ma delle cui foglie si nutrono i bruchi delle splendide Vanesse.
La piccola e graziosa Borsa del pastore (Capsella bursa-pastoris) è comunissima in città per le sue frugali esigenze. Trae il nome dalla forma delle sue silique (i frutti che contengono i semi) che ricorda le vecchie sacche di cuoio in cui i pastori portavano pane, vino e cacio. In realtà assomiglia ad un piccolo cuore!
Le euforbie riescono a vivere in terreni aridi grazie alle foglie succulente
così come le piante spinose le cui spine sono foglie modificate che evitano l’eccessiva perdita di acqua.
Il prato fiorito spontaneo in un parco urbano è ricchissimo di specie perché la bassa manutenzione ed i tagli sporadici permettono la crescita e la propagazione di moltissime erbacee. Queste Plantago sopravvivono bene al pascolo ed allo sfalcio grazie ai germogli che nascono alla base della pianta; anche se la cima viene tagliata la pianta fiorirà di nuovo.
Gli spazi verdi marginali possono essere colonizzati da fiori gradevoli esteticamente che inoltre salvaguardano ed incrementano la diversità biologica consentendo la sopravvivenza di moltissimi insetti impollinatori. Così ci rallegrano l’azzurro della borragine
il lilla della malva,
il giallo delle tante Composite spontanee che accende i prati ed i bordi delle strade di mille piccoli soli
o gli splendidi fiori roseo-violetti dei gladioli selvatici comuni in primavera ai bordi delle strade.
La valeriana rossa (Centranhus ruber) vive in anfratti e fessure della roccia nelle regioni mediterranee grazie al suo apparato radicale che le consente di cercare l’acqua in profondità, ciò la rende adatta a vivere anche in città in crepe dell’asfalto o fessure dei muri.
Queste fasce dimenticate che ospitano fiori selvatici sono fondamentali per aumentare il numero degli impollinatori e degli altri insetti utili e costituiscono dei corridoi ecologici utili a collegare fra loro parchi naturali ed aree verdi che altrimenti sarebbero isolati l’uno dall’altro.
