Nuovo appuntamento con #sensomieiviaggi. Questa volta è Norma che nel suo blog Voglio il mondo a colori ha proposto questo tema intrigante e profumato! Chi volesse partecipare può scrivere un post con questo titolo e allegarne il link fra i commenti del blog di Norma entro il 5 di marzo.
Mi succede spesso, e penso succeda a tutti, che un odore mi richiami alla memoria un luogo ed una situazione in un tempo brevissimo, prima ancora che la coscienza faccia affiorare nomi ed altri particolari. Questo richiamo avviene in modo più immediato e potente che per i ricordi suscitati dalla vista o l’udito, sensi più legati alla nostra cultura, mentre l’odorato rimane più legato alla componente istintiva ed emozionale.
Gli odori hanno un ruolo importante anche nello stimolare il nostro appetito e nel farci percepire i sapori. È per questo che l’odore di alcuni cibi ci riporta in luoghi particolari visitati durante i nostri viaggi.
Ci sono odori che mi sono particolarmente graditi come quello della terra umida che mi riporta a camminare in un bosco d’autunno, fra le foglie secche che scricchiolano sotto i piedi ad ogni passo o l’odore delle alghe e della salsedine che mi riporta sulle coste bretoni. Quelli però che ho scelto per questo post sono odori per molti perfino sgradevoli, ma per me sono quelli più potentemente evocativi di viaggi e situazioni in tempi ormai lontani. Anche le foto risalgono ad un lontano passato in cui non esisteva il digitale e per noi neanche il colore!
L’odore del fumo di carbone, ormai per fortuna raro da sentire nelle nostre città, mi fa rivivere immediatamente le atmosfere fredde e brumose della Praga di quasi quarant’anni fa, dove andai più volte a trovare il mio compagno che vi soggiornò con una borsa di studio.
La città era splendida, ma grigia, non solo per lo smog. Dopo la “primavera di Praga” di Dubcek, che aveva avviato un processo di rinnovamento e liberalizzazione, nell’agosto del 1968 le truppe del Patto di Varsavia avevano invaso la Cecoslovacchia. I praghesi vivevano in un’atmosfera cupa, mal sopportando quella che di fatto era un’occupazione russa. Erano grigi i monumenti ed i palazzi, molti con le facciate sgretolate coperte da impalcature che rimanevano abbandonate per anni; erano cupi i cittadini, vessati nella loro vita quotidiana. Il loro sogno di avere maggior democrazia si era infranto pochi anni prima.
Quando tornammo con i nostri bambini negli anni novanta fummo stupiti dai cambiamenti, dal colore e dalla vivacità della città, ma io rimango fissata al ricordo e all’odore di quella Praga anni ’70, legata a momenti importanti della mia vita.
La seconda foto è quella della città di Maputo, in Mozambico, dove vivemmo due anni. La scattammo dalla finestra del nostro appartamento, all’undicesimo piano di uno di quei grattacieli costruiti dai portoghesi nel periodo coloniale. Lungo le grandi arterie prive di macchine le acacie e le jacarande davano pennellate di colori accesi. Da quella finestra ci arrivava il vento forte e caldo della zona subtropicale, che portava l’odore del mare che si intravedeva all’orizzonte. La città sorge infatti su una baia formata da cinque fiumi che sfociano nell’Oceano Indiano.
Era un odore particolare che non assomigliava a quello delle nostre brezze marine, ma a volte mi capita di risentirlo anche in città, quando assume una certa intensità e porta profumi di terre lontane e per me anche ricordi di quello che fu un bel periodo della nostra vita.
La terza foto mi riporta l’odore della terra umida, del muschio e dell’argilla bagnata che mi fa ricordare le tante grotte esplorate in molti luoghi diversi d’Italia e d’Europa.
Cosa c’è di bello nell’esplorare una grotta? La maggioranza delle persone le vedono come qualcosa di ostile o nel migliore dei casi non attraente. Eppure per chi ha il gusto dell’esplorazione le grotte sono luoghi in cui spesso non è arrivato nessun essere umano e che danno ancora, in un mondo in cui tutto è stato esplorato, il gusto della scoperta dell’ignoto.
Non pratico più la speleologia da decenni eppure quando durante un’escursione in montagna capitiamo vicino all’imboccatura di una grotta, sia essa una caverna o un pozzo che scende rapidamente in profondità e ne sento l’alito fresco e umido, mi ritorna l’eccitazione ed il desiderio di entrare per vedere oltre.
