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l’acquedotto dell’Acqua Vergine

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L’Acquedotto dell’Acqua Vergine (Aqua Virgo) fu il sesto fra gli undici acquedotti romani. Lo fece costruire nel 19 a. C. Marco Vipsanio Agrippa, genero di Augusto, per alimentare le sue terme in Campo Marzio.

L’acqua proveniva, e proviene ancora oggi, da una serie di vene e polle al decimo chilometro della via Collatina. La leggenda narra che fu una fanciulla ad indicare ai soldati di Agrippa le sorgenti. Secondo altre fonti il nome deriverebbe dalla limpidezza e purezza dell’acqua.

Essendo la zona delle polle in pianura e mancando quindi il dislivello necessario per far affluire l’acqua fino alla città, l’acquedotto fu costruito sottoterra, a parte l’ultimo tratto in via del Nazzareno. Qui accanto al collegio del Nazzareno sono visibili i condotti restaurati nel 1475.

L’acquedotto fu restaurato da papa Adriano I nel 780 d.C. e successivamente nel 1453 e nel 1570. Già nel medioevo alimentava una fontana posta più o meno dove ora è la Fontana di Trevi. Urbano VIII nella prima metà del 1600 commissionò a Gian Lorenzo Bernini “una fontana sontuosa all’acqua vergine detta di Trevi” con i marmi ricavati dalla tomba di Cecilia Metella. Il progetto però si arenò per mancanza di fondi. L’opera rimase incompiuta per diversi decenni fino al pontificato di Clemente XII, i lavori iniziarono nel 1732 e durarono 13 anni.

L’acquedotto è tutt’ora in funzione, le antiche strutture sono state sostituite con tubazioni in cemento; l’acqua non è però più limpidissima come era un tempo e viene impiegata per alimentare importanti fontane, oltre alla celeberrima Fontana di Trevi, le altrettanto celebri Barcaccia, la Fontana dei Quattro Fiumi e quella del Nicchione sotto il Pincio.


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