
Superata Fondi sulla moderna statale Appia verso Itri e Formia, si può percorrere a piedi o in bicicletta circa due chilometri dell’Appia antica, che è stata recuperata negli ultimi decenni e costituisce un interessante e piacevole viaggio nella storia, nel cuore del Parco Naturale dei Monti Aurunci. Al chilometro 125,8 una deviazione segnalata conduce ad un ampio parcheggio da cui inizia il percorso. La via Appia attuale non segue lo stesso percorso e questo ha consentito il recupero di quella antica.
Qui sono passati eserciti, mercanti e viandanti per più di due millenni, da quando cioè, nel 312 a. C., il censore Appio Claudio ordinò la costruzione della via consolare che portava il suo nome e che raggiungeva Capua.
Si era nel pieno della Seconda Guerra Sannitica e dell’espansione romana in Campania. I romani, come continuarono a fare nei secoli successivi, basavano il consolidamento e l’espansione dei territori conquistati sulla costruzione di strade su cui passavano eserciti e merci. Le vie consolari avevano proprio il nome di chi ne aveva ordinato l’esecuzione, in questo caso Appio.
La strada fu una straordinaria opera di ingegneria che riuscì a superare le notevoli difficoltà del territorio: le paludi costiere, le catene montuose dei Lepini, Ausoni e Aurunci, le foci di grandi fiumi.
Il Passo di Itri, lungo la Valle di Sant’Andrea costituiva un valico arduo da superare con i suoi strapiombi nella roccia calcarea degli impervi Monti Aurunci, per costruire la via lungo il fianco della gola impervia furono fatti tagli nella roccia alti fino a 6 metri e terrazzamenti con gli stessi blocchi derivati dal taglio.
Il tracciato che si segue fu creato alla fine dell’Ottocento, ma molti rifacimenti furono fatti alla fine del XVI secolo per ordine del duca di Alcalà, viceré di Napoli per conto di Filippo II di Spagna. Altri interventi importanti furono fatti anche nel XVIII secolo da Ferdinando IV di Borbone.

All’inizio del percorso, presso il parcheggio, rimane l’epitaffio, il monumento commemorativo dell’opera e il ponte rinascimentale che supera il fosso di Sant’Andrea. La via si presenta all’inizio con un rettifilo lastricato con ciottoli e basoli antichi ricollocati.
Proseguendo il percorso si incontrano piazzole attrezzate per la sosta dei carri e il ricovero dei viandanti. Ai lati della strada si notano i bordi di contenimento del lastricato con selci disposti a coltello.

Lungo la via si incontra un miliario borbonico, il 36 calcolato da Capua.

Si arriva quindi al valico di Sant’Andrea, un tempo apparteneva al Regno di Napoli ed era un importante punto strategico per l’ingresso al Regno provenendo dallo Stato della Chiesa. Qui furono collocate fortificazioni come il Forte di Sant’Andrea costruito sopra i resti di quello che fu un imponente Tempio di Apollo.

Qui i Romani avrebbero probabilmente costruito una fortezza per sbarrare la strada ad Annibale. Nei millenni successivi qui si sono scontrati eserciti per il controllo del Regno di Napoli, a partire dal Cinquecento si diedero battaglia eserciti napoletani e pontifici, spagnoli, francesi, tedeschi, austriaci.
Il passo fu controllato a volte anche da celebri briganti come Fra’ Diavolo di Itri che difese l’accesso al Regno di Napoli contro i francesi. Il forte come lo vediamo oggi fu costruito da Giocchino Murat nel 1814 per contrastare la strada agli Austriaci.

L’ultima battaglia condotta dal Forte di Sant’Andrea fu quella dell’esercito borbonico contro l’esercito piemontese nel 1860.
Percorso piacevole soprattutto se percorso in primavera quando ai bordi della via si è rallegrati da numerosissime fioriture.